Matteo Grimaldi insegnante e scrittore di libri ci racconta la sua storia contro l’omofobia
Una lotta tutta social contro l’omofobia. Matteo Grimaldi ci racconta che ultimamente arrivano ondate di omofobi a commentare negativamente i suoi post. Riceve decine di messaggi privati con minacce gravi.
Scrittore de “La Famiglia X” di Camelozampa e “Il Libro della giungla” Giunti da un pò di tempo si dedica alla sua pagina Facebook contro le ingiustizie sociali tra le quali anche l’omosessualità.
Cosa vuol dire gestire una pagina Facebook dove ti arrivano degli attacchi omofobi?
Ho imparato nel tempo a farmeli scivolare addosso. Nel momento in cui decidi di seguire un certo tipo di strada sai bene dove vai a finire. Se non ci fossero questi tipi di contrasti non servirebbe neanche parlarne. L’auspicio è quello di arrivare un giorno a non dover più parlare di diritti mancanti per alcune minoranze.
Quando gli attacchi sono rivolti ad altri lettori li cancello; i messaggi più gravi li passo al mio avvocato. L’ultimo, due giorni fa. Ho ricevuto una minaccia di morte. Diceva: “Continua così e ti aspettiamo…”. Preoccupante, ma io continuo!
Veniamo sempre etichettati a livello sociale. Dovremmo vivere il nostro percorso sessuale e nessuno dovrebbe preoccuparsi di etichettare gli altri.
Una lotta tutta social contro l’omofobia.

Cosa pensi dell’amore?
Penso che sia un sentimento fortissimo che può essere declinato in tante forme diverse.
Cosa pensi del discorso di Fedez al concerto del primo maggio?
Efficace, perché ha puntato su una comunicazione rapida facendo nomi e cognomi, riportando una serie di frasi omofobe dette da personaggi politici. Ho apprezzato molto il suo intervento. Deve essere condannata l’istigazione all’odio. Una cosa gravissima è stata la tentata censura dalla dirigenza RAI.
Chi dice che le minacce omofobe sono regolamentate dal nostro ordinamento si sbaglia.
Io ho portato avanti diverse querele che sono finite in un nulla di fatto.
Il DDL Zan non interviene sulle opinioni personali. Il problema è quando queste opinioni si traducono in una forma d’odio. Minacce di morte tipo: Tutti i gay devono essere ammazzati o bruciati.
Matrimoni Gay?
In Italia ci stiamo arrivando adesso ma ci sono dei paesi in cui i figli di gay sposati sono cresciuti e hanno a loro volta formato le loro famiglie e non si parla più di questo tema.
Quando vado nelle scuole mi capita spesso di incontrare bambini senza genitori. Gli assistenti sociali talvolta parlano persino con gli insegnanti per convincerli a prendere in affido questi bambini, per fare rete. Una volta che questi bambini sono cresciuti è molto difficile che una coppia decida di adottarli, e rimangono in casa famiglia fino alla maggiore età. Io credo che una figura genitoriale di riferimento non debba essere identificata dal sesso, ma dalla qualità del rapporto col bambino. In questo senso la legge delle adozioni deve essere riformata.
La Chiesa e il Vaticano quanto alimenta l’omofobia?
Tanto. Ricevo continuamente commenti con spezzoni della Bibbia. Non credo che la Chiesa debba stravolgere il suo concetto principe ma semplicemente aprirsi ed essere dalla parte dei diritti umani.
La CEI ha fatto una dichiarazione contro la legge Zan, non capisco cosa c’entri la CEI con una legge che inasprisce le pene per alcuni reati.

L’educazione familiare quanto conta nell’omofobia?
La scuola e la famiglia sono le agenzie educative principali del paese. L’Italia attribuisce alla scuola un ruolo primario nell’educazione dei ragazzi. Ed è per questo che a scuola si sta procedendo con progetti complementari a quelli disciplinari che puntano all’educazione dei bambini. Se la famiglia non è completamente all’altezza del compito deve intervenire la scuola.
Il compito del docente è quello di preparare i bambini e ragazzi a una realtà complicata che loro possano affrontare nel modo più maturo, aperto, civile e multiculturale possibile.
Ma hanno paura?
L’etimologia della parola parla chiaro omo-fobia. Ma di cosa devono avere paura? …
Pio e Amedeo hanno fatto un monologo. Cosa ne pensi?
Io credo molto nel significato delle parole. Ridere su termini coniati per offendere non è facile per chi le subisce, e lo trovo ingiusto. Pio e Amedeo avevano sicuramente intenzioni positive, ma è sbagliato il mezzo che hanno utilizzato. Se passa il messaggio che certi insulti sono leggeri, ne andranno di mezzo gli adolescenti che dovranno subire queste parole da chi penserà che in fondo non sono così gravi.
Noi abbiamo un grande potere che è quello di incidere: in tutte le situazioni in cui ci è possibile possiamo e dobbiamo fare qualcosa di positivo. Penso a tutte le volte che assistiamo a micro aggressioni sotto forma di insulti per strada o sull’autobus. Possiamo intervenire! Possiamo dimostrare civiltà tutte le volte che ne abbiamo l’occasione; non bisogna stare per forza in Parlamento per cambiare le cose.
Una lotta tutta social contro l’omofobia
Siate affamati. Siate folli.

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